Carl Gustav Jung ci invita in molti punti della sua opera a chiederci, in fondo, da quale mito siamo abitati. Una domanda cui è difficile dare una risposta che non sia “di pancia”, che non ci porti a citare quella figura mitologica verso la quale proviamo un trasporto o quel mito che prima affiora nella nostra memoria.
Scoprire il proprio mito personale richiede un viaggio interiore, un confronto con noi stessi, con la nostra narrazione. Scrive Romano Màdera in C.G.Jung. Biografia e teoria:
«Mitobiografia: la vita compresa come un mito che si dispiega, che si rivela. Un mito, cioè un racconto, ma un racconto che vede i più umili fatti dell’esistenza come proiettati, in trasparenza, su una mappa di racconti eterni, quelli che narrano i passaggi tipici della vita come se compissero un destino, fuori dal tempo»
La nostra narrazione cambia insieme a noi, talvolta anche nonostante noi, eppure proprio con lei dobbiamo fare i conti per svelare il nostro mito. Tenere una posizione di ascolto degli elementi consci ed inconsci e riuscire a evidenziare gli aspetti salienti, per poi confrontarli con le narrazioni mitologiche. Per quale scopo? Per rintracciare gli elementi comuni, per trovare fili rossi che intrecciano il nostro racconto a quelli del mondo archetipico degli dei e degli eroi, delle dee e delle eroine. Cercare corrispondenze e non aver paura di incontrare discrepanze: chi ha detto che il mito che mi abita debba essere del tutto identico ad una narrazione mitologica esistente?
Potrebbe essere una rielaborazione di un tema mitologico o essere costituito da più radici mitiche che si fondono assieme. Troppo facile se la storia fosse del tutto coincidente, ovvia, facile da rintracciare. Non si potrebbe parlare di svelamento!
In analisi talvolta ho la fortuna di accompagnare la persona che si rivolge a me alla scoperta del proprio mito personale. Ma non sempre, perché serve predisposizione d’animo, tempo e dedizione. Non sono io a poter decidere quale mito riconosco in una storia personale, sarebbe un’invasione assolutamente non etica. Posso suggerire esplorazioni, evidenziare indizi, tematiche che tornano ricorsivamente e grandi domande che guidano il cammino della persona. Ma ognuno deve fare da solo l’atto dello svelamento.
Per questo ho decido di creare un percorso misto, che partirà dalla teoria intorno al concetto di mito personale per come si presenta nella psicologia analitica e nel frattempo aiuterà a rispolverare le basi della mitologia (o ad approcciarla per la prima volta). In questi primi passi ci saranno lezioni ed esercitazioni. Dopo partiremo con il Laboratorio di Libroterapia, centrato sulle scritture moderne del mito, in modo che ognuno possa esplorare individualmente, leggendo romanzi scelti accuratamente, e tornare poi in gruppo a confrontarsi ed amplificare. Per chi vorrà, questa sarà la base per un lavoro mitobiografico, di ricerca e stesura del mito personale.
Non è un percorso da farsi correndo, ma da centellinare. Probabilmente alla fine del Laboratorio le persone che avranno partecipato sentiranno la voglia di leggere altri miti, di continuare a cercare dettagli per la comprensione mitologica della propria narrazione personale.
Il percorso partirà a gennaio, ma le iscrizioni chiuderanno a metà dicembre, per darmi modo di costruire bene i passi e scegliere gli stimoli giusti.
Se hai voglia di cercare il tuo mito e usarlo, come suggeriva Joseph Campbell, come «guida turistica o mappa per raggiungere la pienezza e la realizzazione» scrivimi per riservare il tuo posto.
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