Comprendere il significato profondo delle nostre passioni narrative
Chi legge spesso si trova invischiato in passioni letterarie che portano a immersioni totali nel mondo di una autrice o di un autore. Non è raro che nel corso della vita queste immersioni si ripetano, cambiando la scrittrice o lo scrittore in questione, più volte con la stessa intensità, magari in periodi diversi.
Io per prima mi sono trovata ad immergermi completamente in parecchi mondi narrativi: tra i primi che mi vengono in mente ci sono Stephen King (il perturbante in adolescenza è stato il trampolino di molte passioni successive), Sir Pelham Grenville Wodehouse (di cui in una estate di qualche decennio fa ho letto tutto quello che si trovava in italiano e anche qualcosa in inglese), Michael Ende, seguiti da passioni più mature come Ian McEwan, Shirley Jackson, Tiffany Mc Daniel…e interrompo qui la lista perché già mi sento in colpa nei confronti di autrici ed autori molto amati e che magari non citerò.
Per immersione intendo quel fenomeno per cui dopo aver letto un romanzo andiamo rapidamente alla ricerca e alla lettura divorante di tutto ciò che è stato scritto dalle stesse dita (avrei scritto «penna» ma ormai molti scrivono già su tastiera).
Quindi una passione divorante che si consuma in modo totalizzante (le altre letture vengono di solito snobbate) e in un tempo relativamente breve (che dipende solo da quanto prolifica sia la mente intellettuale in questione).
Non c’è assolutamente nulla di male in queste passioni immersive, ma come ogni fenomeno che riguarda il nostro rapporto con la lettura, merita che cerchiamo di approfondirne il senso.
Troppo spesso infatti ci limitiamo a dire che ci piace lo stile di scrittura, che siamo curiosi di vedere se i libri scritti da quella persona sono tutti belli come il primo che abbiamo letto. Oppure ci vestiamo da critici letterari che sentono di dover avere la visione completa dell’opera di una autrice o di un autore per poter esprimere il loro parere.
Insomma, ci mascheriamo dietro a delle vere e proprie intellettualizzazioni per non andare a scavare più a fondo.
Provo a spiegarmi meglio: mentre leggiamo la nostra struttura cosciente, l’Io, è tutta presa nella comprensione del testo (ricordiamoci che leggere non è affatto l’attività semplice che potrebbe sembrare) mentre la nostra struttura inconscia, presieduta dal Sé, si lascia attraversare dalle immagini generate dal testo.
Alcune di queste immagini ci toccano particolarmente, il Sé se ne accorge e cerca di trattenerle per fruire di quella affezione che lo ha attraversato. Se all’interno di una storia le parti che ci toccano sono molte, probabilmente il Sé cercherà di farci andare in immersione nelle opere di quella autrice o autore intuendo che possiamo ricavarne qualcosa di benefico per noi.
Ma come fare, dopo l’immersione, a fare emergere questi significati profondi? Come riuscire a massimizzare il benessere che le nostre passioni letterarie possono regalarci?
Intanto dobbiamo farci le giuste domande: «Perché le opere di questa persona mi toccano così tanto?». Questa è la domanda principale, che però può essere ampliata: «Perché adesso sono così toccata da queste opere? Cosa c’è che mi corrisponde? Cosa dicono di me?».
Ma anche con queste domande davanti, probabilmente, non sarà facile trovare una risposta che sia esaustiva, quindi ti suggerisco tre spunti di riflessione e tre esercizi di journal therapy che ho pensato proprio per aiutarti ad approfondire.
Partiamo dal chiederci: «Le opere in cui mi sono immersa convalidano la mia visione del mondo?».
Se abbiamo letto storie che rafforzano le nostre convinzioni, che ci fanno sentire di avere “ragione”, magari è una sensazione bellissima, ma dobbiamo evitare che si trasformi in una cristallizzazione. Ovvero, leggere non deve tanto confermare quello che penso, piuttosto deve farmi pensare “pensieri nuovi”. Quindi il mio suggerimento, dopo aver sguazzato in acque così accoglienti per noi, è quello di procedere all’esercizio che ho chiamato “Crea il tuo Golem”. Chi legge non deve trovare, libroterapicamente parlando, un autore o una autrice perfetta ma creare il suo Golem della Scrittura attingendo al maggior numero possibile di voci narrative. Pensa quindi di portare via un infinitesimale pezzetto da ogni autore e autrice che leggi e di usare queste particelle per creare il tuo Golem. Cosa prenderesti dalla tua ultima passione letteraria? Usa una pagina del tuo reading journal per segnare tutte le particelle che rubi e metti accanto al nome di ogni autore/rice che leggi cosa prendi da quella persona.
Proseguiamo interrogandoci: «Riesco ad individuare i contenuti che quell’autrice o autore sa trasmettere e che anche io vorrei saper comunicare?». Ad esempio, quella persona nei suoi romanzi racconta la questione femminile nella società contemporanea proprio come vorrei esprimerla anche io. Benissimo, ora che abbiamo circoscritto i contenuti che ci interessano e che emergono dalle opere, riflettiamo un secondo. Nelle sue opere dice proprio “tutto” quello che vorrei dire io? Lo dice “esattamente” nello stesso modo in cui a me piacerebbe dirlo? Come personalizzerei io? L’esercizio che ti consiglio in questo caso è la "Lettera all’autrice/ore mai spedita". Scrivi una lettera pensando proprio di avviare un piccolo confronto sull’argomento, come un carteggio dal sapore ottocentesco. Nel mio esempio potrebbe iniziare così: “Cara XX, ho apprezzato quello che mi sembra essere il messaggio che invii nelle tue opere riguardo la questione femminile nella società contemporanea e sono felice di condividere con te le mie riflessioni…”. Nel prosegui possiamo stendere ciò che secondo il nostro punto di vista serve di aggiungere/tagliare/modificare. Attenzione: non è un tentativo di correggere il punto di vista di autrici/ori ma di dichiararci il nostro!
Ultima riflessione che ti propongo: «Queste storie mi forniscono parole per scrivere la mia storia personale?». Può darsi che le nostre immersioni siano legate al riconoscere che ciò che viene raccontato ha parti che anche noi potremmo riprendere per parlare di noi stessi. Quindi chiediamoci quali sono queste parole che mi porto via per scrivere la mia storia personale. Le so riconoscere? L’esercizio che ho creato per questo è "Il Caveau". Dedico una sezione del mio reading journal proprio al Caveu che custodisce gli ingredienti che prendo da ciò che leggo e che potrei decidere di usare per scrivere la mia storia personale. Preparo per ogni lettura una scheda in cui metto il titolo del romanzo, il nome di chi lo ha scritto e le parole che prendo per conservarle e poi magari riutilizzarle.
Oltre a questi esercizi che ti guidano nella riflessione post immersione, ricorda che è importante riemergere lucidamente. Io invito sempre chi legge a ricordare che i significati personali trovati nei testi non devono farci dare per certe affinità e somiglianze con autrici/ori. È tipico del lettore dare significati al testo, trovarci frasi scritte proprio per lui, per quello specifico lettore (come già dice Erri De Luca) ma è nel gioco delle parti riconoscere poi che la narrazioni di cui ci siamo appropriati in questo modo leggendola non ci informa sul mondo interno di chi l’ha scritta, ma solo sul nostro. Ed infine, mi raccomando, riemergendo le opere che mi hanno così appassionato non devono diventare metro di paragone con cui misurare tutto ciò che leggerò dopo, perché da un punto di vista libroterapico questa è una attività abbastanza sterile, che anzi rischia di non farci leggere con la dovuta attenzione e cura i testi nuovi.
La mia strategia personale dopo la passione immersiva è di cercare di leggere qualcosa di molto diverso, praticamente imparagonabile. Per questo scelgo in queste occasioni un classico, che sia lontano per stile, per lingua e anche per datazione della storia: mi serve per uscire dal linguaggio e dal punto di vista in cui ero immersa e ritrovare la mia postura da lettrice libroterapica.
Se vuoi raccontarmi le tue immersioni e le tue strategie di risalita, ti leggo nei commenti!
La mia immersione è tuttora in corso. Ho finito il Lago di karpa kassabova ed ho iniziato elisir. mi attira questa descrizione di una parte di Balcani, non solo, mi attirano anche i riferimenti e i commenti sulla "famiglia" su quanto impatta le nostre vite. devo sicuramente fare ordine e ti ringrazio per le suggestioni che forse mi aiuteranno a capire un po' di cose....
Cara Rachele, chiara e ispirante come sempre! Generalmente la mia strategia per non trasformare l'immersione letteraria (che per me è come la coperta di Linus) in annegamento, è passare alla lettura di un saggio per poi immergermi nei grandi classici della narrativa e ritrovarmi in acque più complesse e meno intuitive. E poi leggere quel libro che proprio non sono riuscita a prendere in considerazione perché è troppo di moda o "commerciale", tanto per curare un po' anche il mio snobismo intellettuale. 😉. Grazie per i tuoi articoli.